Frida_e_le_altre_00Pubblichiamo una sintesi della lezione tenuta lo scorso giovedì 7 febbraio 2019, presso l’Aula Magna del II Istituto di Istruzione Superiore “Gaetano Arangio Ruiz”, dal Prof. Giuseppe Cassisi, Architetto – docente c/o Liceo Scientifico “O. M. Corbino” di Siracusa, sul tema Frida e le altre, Viaggio nell’Arte al femminile”.

Giotto, Masaccio, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Caravaggio e tutti gli altri.

Se sfogliamo i manuali di Storia dell’Arte, una folla di nomi maschili, a cui si accompagna la presenza di immagini con un uomo con pennello e cavalletto intento a realizzare un quadro o una scultura, ci assale.

E le donne?

Che facevano? Possibile che non sapessero dipingere o fossero negate per la scultura e gli altri “saperi” del bello?

Se ci vengono in mente le sciocchezze sulle “capacità”, sulle “inclinazioni”, sulla misoginia anche, che pur esiste, basta rileggere Giorgio Vasari e le sue Vite…

“Gran cosa è che in tutte quelle virtù et in tutti quegli esercizii ne’ quali, in qualunque tempo hanno voluto le donne intromettersi con qualche studio, siano sempre riuscite eccellentissime e più che famose, come con una infinità di esempli agevolmente può dimostrarsi a chi non lo credesse”.

E se in letteratura le poetesse e le scrittrici non passano certo inosservate; se in architettura, specie negli ultimi decenni, molte tra le archistars sono donne, in altri settori si dubita persino che ne esistano!

Poi, osservando più attentamente, ci accorgiamo che la presenza femminile, come è normale e giusto che sia, è tutt’altro che marginale.

Dietro al problema della “donna artista” si cela intanto il mito del “grande artista”: protagonista, eccezionale e divino, di centinaia di monografie, depositario di un’innata essenza misteriosa.

Ma che valore ha l’aggettivo “grande”? Come si misura questa grandezza?

Il modo romantico che abbiamo di guardare al mondo dell’arte sembra suggerirci che la risposta sia il genio, una forza astorica e inspiegabile, che si possiede oppure no, indipendentemente da qualsiasi altro fattore esterno.

Il punto è che il genio è un essere mitico, un concetto astratto.

Il “fare arte”, invece, è un’attività concreta che implica delle conoscenze di forme, di convenzioni, che possono essere apprese attraverso l’apprendistato, l’insegnamento o un lungo periodo di ricerca personale.

La creazione artistica non è autonoma e libera, ma si inserisce in una rete di rapporti, sociali ed economici, di individui e di istituzioni, in un preciso contesto storico e culturale in cui anche le asimmetrie di genere esercitano un certo peso.

La mancanza di riconoscimento di cui soffrono le artiste non dipende dunque da caratteristiche individuali, ma da una serie di pregiudizi istituzionali e sociali che hanno di fatto ostacolato l’espressione artistica delle donne, e, successivamente, il loro ricordo.

Per meglio comprendere, e attualizzare, riformuliamo la domanda “perché poche donne artiste?” in “perché pochi neri artisti?”. La risposta è analoga.

La “creazione artistica” di cui parlavo prima implica anche poter frequentare lezioni di scuole e accademie; anche quelle di nudo, cui le donne non hanno avuto accesso fino a tempi relativamente recenti, a meno che non vi prendessero parte come modelle, ovviamente. Che è una testimonianza interessante dei canoni di decenza: alla donna (naturalmente di bassa estrazione sociale) era consentito esporsi nuda a un gruppo di uomini come oggetto, ma le era vietato partecipare allo studio e alla ripresa diretta del corpo-oggetto di un uomo nudo o di un’altra donna.

Pensate che nel settecento Angelika Kauffmann, unica donna alla Royal Accademy, durante le lezioni di nudo veniva sostituita da un suo ritratto appeso alla parete!

Non è dunque un caso che molte pittrici erano a loro volta figlie di artisti, agevolate in questo modo dal poter apprendere “dall’interno” quei rudimenti che all’esterno erano così poco accessibili.

E proprio partendo dalla pittura, cercherò di far conoscere, e se possibile apprezzare, alcune figure di artiste emblematiche. Emblematiche per le loro opere naturalmente, ma anche (come scinderle?) per la loro personalità, per la loro vita, per i loro drammi anche.

Già nel mito, se non nella Storia, le donne sono presenti da sempre. È Corinzia che “inventa” la pittura tracciando i lineamenti dell’amato su un muro. E insieme a lei, Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia del I secolo ricorda altri nomi, poi confermati nel 1300 da Giovanni Boccaccio nel suo Libro delle Donne illustri: Timarete, Irene. Kalypso, Marzia... E la testimonianza, visiva stavolta, della presenza femminile la troviamo raffigurata in alcuni reperti archeologici che riportano figure di donne all’interno di laboratori artigiani.

E anche questo è un motivo dell’assenza: i primi “artisti” altro non erano che artigiani, e l’organizzazione della bottega poco si confaceva alla presenza femminile.

È nel medioevo che, in particolare, le figlie di famiglie nobili possono esprimere il loro talento artistico. Certo non “pubblicamente”, ma all’interno dei Conventi religiosi e della loro Regola, molte donne amanuensi hanno potuto far valere le proprie doti artistiche ed essere ricordate:

È poi nel Rinascimento che, se così si può dire, si afferma la presenza di artiste. Con una diversificazione geografica ben visibile tuttavia: Cremona e la Lombardia in genere, ma anche il Veneto per esempio, mostrano un nutrito catalogo di pittrici che, invece, sono praticamente assenti a Firenze ricca com’è di esempi maschili. Ma anche qui, probabilmente, la causa va ricercata nella diversa organizzazione della “bottega” che era più a conduzione familiare nelle regioni del nord Italia e quindi permetteva meglio alle figlie, sorelle, mogli di “imparare l’arte”.

Da lì, in maniera più organica, si sviluppa il rapporto tra l’Arte e le donne fino ai nostri giorni, con tutto quello che questo, anche in termini sociali, culturali, di stili di vita, filosofici anche, può significare.

E per dare una semplice indicazione, per citare degli esempi che possano anche invogliare una ricerca personale, quattro donne, quattro artiste diverse per epoca, stile, temperamento: Artemisia Gentileschi, Bethe Morisot, Frida Kahlo, Marina Abramovic.

Giuseppe Cassisi

(Vedi un breve curriculum di Giuseppe Cassisi e gli altri incontri)

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