spadaro_01Pubblichiamo una sintesi dell'incontro con la D.ssa Damiana Spadaro, del 28 gennaio 2016, presso l'Aula magna del Ruiz, dal tema “Sergio Zavoli, scrittore, giornalista, presidente Rai.”

 

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Curriculum della D.ssa Damiana Spadaro.

È dottore di ricerca in Italianistica e Filologia Romanza. Lau­reata in Scienze della comunicazione, e in Scienze dei beni culturali, si è specializzata in giornalismo e tecniche audiovi­sive e in divulgazione scientifi­ca. Come saggista si è occupata di giornalismo all'epoca di In­ternet, divulgazione scientifi­ca nei mass media, produzione gaddiana per la radio, il new journalism americano e la di­gitai creativity. Ha inoltre pub­blicato Vede qualcosa? Sì, cose meravigliose: l'Antico Egitto nei mass media (Clueb, 2011) con la prefazione di Roberto Giacobbo e // teatro in televisione (Maremmi Editore, 2004) con interviste a Dario Fo e Marco Paolini.

Messaggio inviato Al Sen. Sergio Zavoli c/o contatto del Senato

Sono Giuseppe Caramagno nato in Augusta nel 1937. Sono fondatore e presidente della sede locale dell'Unitre ( Università delle Tre Età - Accademia di Cultura, Umanità e Solidarietà - ) dal 1997.

Desidero semplicemente comunicarLe, che ieri sera abbiamo avuto il piacere di averLa simbolicamente e moralmente presente tra noi soci dell'Unitre di Augusta. Ovviamente, la ns. sede ha ben poca rilevanza per un senatore della Repubblica e per un personaggio di così grande  notorietà, avvezzo a ben più prestigiose sedi e presenze. In virtù del fatto di essergli debitore di interessanti letture di suoi scritti, è stata gradita ospite e relatrice della serata, la D.ssa Damiana Spadaro. Ella più che presentarci la sua pubblicazione "Sergio Zavoli tra silenzi e rumori", ci ha fatto conoscere ed apprezzare "l'Uomo Zavoli", la sua profonda umanità, scrittore, giornalista, poeta, senatore. Personalmente, come ormai da oltre trenta anni, ieri sera, in me,  si è ulteriormente avvalorata la figura dell'uomo Zavoli quale maestro di umanità. Posso assicurarle che tale è stato percepito dai circa 300 soci presenti. Le scrivo queste note semplicemente per aggiungere una briciola di gioia a quelle che quotidianamente può avere in "questa valle di lacrime". Forse tale briciola può assumere maggiore  valore il sapere che l'uditorio, al quale la D.ssa Spadaro ha profuso tale convinzione, è costituito da gente umile e semplice, la cui media di età è di 70 anni, avente cultura media, ma tutti aventi l'importante laurea della vita. Mi scusi se le ho rubato pochi minuti del suo prezioso tempo. Di cuore, sentivo di presentarle i sentimenti, verso la sua persona, di tutti i soci della ns. associazione.

RingraziandoLa della cortese attenzione, porgo distinti saluti.

Giuseppe Caramagno.

Un breve Curriculum di Sergio Zavoli (da Wikipedia)

Introduzione di Damiana Spadaro alla sua pubblicazione
“Sergio Zavoli tra silenzi e rumori”

Sergio Zavoli è il poeta del chiaroscuro, colui che canta del trascen­dente incarnatosi nell'immanente. Sergio Zavoli è il poeta della scissio­ne, dell'infinita lotta fra essere e apparire.

Il primo incontro, quello che potrebbe cambiarti la vita, quello che non avresti mai pensato di poter realizzare, si manifesta adesso in un pic­colo cancello, nascosto in una minuscola via nel cuore dei castelli romani.

Varcando l'uscio di un ristrutturato casale, da lontano appare un si­gnore, elegante e manicurato, dall'aspetto per nulla mediterraneo.

Seduti nel grande salone, che in verità appare come una signorile bi­blioteca, inizia una lunga conversazione. Tra convenevoli e domande di rito si pregusta la nascita di quella che il Senatore definirà un'amicizia.

Sergio Zavoli mi rende partecipe di se stesso, dei suoi pensieri, della sua ironia, del suo sistema etico e morale:

"Se è vero che ci sono dei valori che nascono all'interno delle società, a se­conda del tempo che queste società hanno il destino di vivere, ci sono valori che attraversano queste società e che lasciano segni, tracce, destinati a durare perché quei valori hanno un carattere assoluto."

Queste parole celano un atto di volontà, quella volontà di capire fino in fondo i grandi perché dell'uomo, quel suo adagiarsi su una profonda fede laica che scopre Dio nell'altro, cerca il trascendente, lo Spirito, non come forza teologica o Grazia che viene dall'alto, ma come impegno concreto verso la speranza, costituendo i lasciti più potenti dell'intera sua opera.

Scoprire Zavoli significa dare linfa a quella ragionevole prospettiva di portare il proprio contributo al mondo, rafforzando la convinzione che, laddove non ci siano più idee e discorsi, tutto il genere umano è destinato alla violenza e all'abbrutimento.

Altresì conoscere Zavoli mi ha ricordato, con forza incredibile, il do­veroso difendere quel primato della parola, da intendere come impegno a non tradire mai la verità, a non mascherarla, a non manipolarla, an­che quando da una sola parola può dipendere il destino e il futuro del mondo.

Sergio Zavoli tra silenzio e rumore: Luci ed ombre alla ricerca del Perché
A cura di Damiana Spadaro

Chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo? Quale è lo scopo del nostro viaggio terreno? Dove finisce Dio e inizia l’Uomo? Perché il dolore nel mondo? Quale unità tra Essere ed Apparire? Quale sintesi tra le molte maschere pirandelliane della nostra vita? Come fare affinché la morte ci trovi vivi? Sergio Zavoli ha speso una vita nel cercare non le risposte ma la Risposta a queste domande, intessendo una carriera professionale ma soprattutto fondando tutta la sua personalità e il suo agire nel tentativo di disegnare il suo personalissimo Viaggio intorno all’Uomo.

Nel libro di Damiana Spadaro “Sergio Zavoli tra silenzio e rumore” (Rai-Eri, 2014, prefazione di Walter Veltroni), ciò che dona unità di fondo all’intera impalcatura del saggio è proprio la volontà di portare in superficie ciò che è nascosto, seguendo la teoria del “percorso generativo del senso” elaborata da Greimas. Secondo questo costrutto teorico il percorso attraverso il quale si origina il senso parte da un “livello profondo”, dove ha origine il pensiero astratto e il senso è ancora virtuale, attraversa un “livello intermedio” dove il senso si concretizza e diventa attuale, fino ad arrivare al livello di “manifestazione”, dove il senso si presenta nella sua concretezza come realizzato.

Tutta la vita di Sergio Zavoli si può leggere proprio in tal senso, analizzandola come fosse un testo letterario e narrativo complesso che, sebbene non presentandosi sotto forma cartacea di libro, possa far scorgere al suo interno i tratti di questo “percorso generativo del senso”. L’esistenza zavoliana, infatti, come quelle di ciascuno di noi, è un percorso, un lungo ed eterno movimento, un fluire di esperienze, ricordi, emozioni, lezioni di vita dolorosamente conquistate, un punto di arrivo che diventa sempre una nuova partenza, un infinito scorrere dei giorni alla ricerca della propria, personalissima, Itaca perduta.

Nella sua qualità di “percorso”, la vita del principe del giornalismo televisivo diviene generativa. Cosa genera?

Primo: genera cambiamenti concreti di vita!

Una storia per tutte, quella di Suor Maria Teresa Tosi, monaca di clausura, celeberrima protagonista del documentario radiofonico “Clausura” che, nel 1958, valse a Zavoli il suo secondo Prix Italia. Dopo l’incontro con Zavoli la vita di entrambi non fu più la stessa. La religiosa decise di abbandonare la vita del chiostro e di dedicarsi alla vita da suora al servizio dei poveri e bisognosi. Zavoli, invece, scoprì qualcosa di fondamentale del suo percorso, quell’anima da poeta che non lo abbandonerà più, ma soprattutto tracciò una prima timidissima Risposta alla domanda “Dove finisce Dio e inizia l’Uomo?”.

Nel momento in cui il Trascendente si incarna nell’Immanente, quando la Città di Dio incontra la Città dell’Uomo, il poeta Zavoli sente che questo incontro può avvenire soltanto nell’esaltazione della Carità. Maria Teresa Tosi, Paul Gauthier, Raul Follereau, Madre Teresa di Calcutta, dialogano con Zavoli esprimendo, con l’intero esempio delle loro vite, questa tensione tra umano e divino che diventa concreta e spirituale insieme nel momento in cui si mette a servizio degli ultimi, sollevando chi è caduto, donando cibo e pane per l’anima e la dignità di sentirsi ancora esseri umani e non reietti ed emarginati.

Secondo: genera il Primato della Parola!

Seguiamo questo percorso. Partiamo dalla mente di Zavoli (livello profondo). È lì che prende vita il disegno del senso virtuale, nutrito dal suo immaginare e dalla sua sensibilità. In tale livello astratto possiamo ritrovare la ferrea e mai tradita volontà dell’intellettuale di costruire ciascuna notizia, ciascun reportage televisivo, ciascuna riga scritta in un giornale, secondo uno schema che non si limiti ad informare ma comunichi un monito morale ed un ammaestramento per coloro che verranno dopo.

Continuiamo il nostro viaggio verso il livello intermedio. Il senso per divenire attuale impone una lunga e meticolosa fase di studio dei materiali, nella logica di quel giornalismo d’inchiesta che, lontanissimo dall’attuale “mordi e fuggi” dell’informazione, così come da ogni logica di sensazionalismo o di manipolazione dei contenuti a fini ideologici, politici, culturali, religiosi, discriminatori, punta ad offrire a chi legge, ascolta la radio o guarda la tv, un tipo di giornalismo basato interamente sul… Primato della Parola!

Come definire questo Primato della Parola, individuata dalla Spadaro come filo conduttore che lega tutta la vita professionale ed umana zavoliana? Semplicemente come impegno civico e morale che miri a non manipolare, falsificare, distorcere, le parole a fini personalistici, di affermazione personale, di compiacimento politico, di ossequio ideologico o religioso, cercando di ottenere una Parola, volutamente con la “P” maiuscola, che sappia tendere il più possibile ad un concetto alto di Verità!

Appare quindi chiaro come al livello di manifestazione, o più superficiale, il senso diventi realizzato consegnando al pubblico un giornalismo che abbia l’ambizione di divenire Storia, una Parola che abbia il senso per durare, ma soprattutto consegnando una lezione di vita e di esaltazione di una profonda umanità. Zavoli non informa, comunica, ovvero mette insieme le radici latine della parola comunicazione: comunitas + munus. La Parola, con il suo Primato, impone al giornalista di creare, attraverso di essa, un senso di comunità, un senso di appartenenza ad un comune sentire che, seppur non annullando le differenze, cerchi di rammentare all’Uomo la comune appartenenza al pianeta Terra ed il comune destino, ed unica possibilità, di risolvere i gravissimi drammi dell’uomo contemporaneo solo inseguendo la voglia di “uscirne insieme”.

La Parola, con il suo Primato, impone poi all’essere umano Zavoli di donare l’unica cosa che possiede, se stesso.

Zavoli non si risparmia, accetta di diventare Testimone del suo tempo e di assumersi la responsabilità di tutti i grandi intellettuali e della loro voglia, anche attraverso una sola Parola, di cambiare il mondo, laddove in assenza di parole c’è solo posto per la violenza e l’abbrutimento.

Ma tutto questo ha un prezzo, ed è molto alto. Se, sulla scia di questo voler difendere sempre la Parola ed il suo alto potenziale distruttivo o costruttivo della dignità e delle coscienze, Zavoli sembra aver trovato senso alla sua intera esistenza, non così accade per l’animo del poeta, dolorosamente ed irrimediabilmente consapevole dei “silenzi” che adombrano i tanti “rumori” di una vita ricca di successi. Il silenzio del poeta è un rumore assordante. Il silenzio del poeta consegna la sconfitta dell’Uomo davanti al tribunale della sua coscienza, dove l’unico primato sta in quella socratica consapevolezza del “so di non sapere”.

Se appare semplice per il giornalista divenire Testimone e quasi profeta di una magica ricetta per trovare La Risposta all’agire umano, nell’anima del poeta lo scontro tra la vera essenza e le tante apparenze, o maschere rappresentate dai tanti ruoli sempre accettati e ricoperti con passione, diviene pirandelliano. Non è possibile squarciare il velo di Maya, il giornalista che dona la propria opinione e le proprie risposte al mondo, si deve arrendere all’incapacità, comune ora e per sempre all’Uomo, di trovarne anche una sola per se stesso.

Chi Sono io? Parafrasando Pirandello …Uno, Nessuno e Centomila!! L’unica certezza è il dubbio. Ulisse non troverà mai la sua Itaca ed i Proci non saranno mai nemici esterni ma i demoni che ciascuno di noi si porta dentro, consegnando la nostra vita non alla piena Luce o al pieno Buio ma al chiaroscuro.

Alcune foto scattate durante l'incontro in Aula magna del 28/1/2016.
            

La Redazione.



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