caramagno_tessera_2Pubblichiamo la sintesi del secondo incontro tenuto in aula dal presidente giovedì 11 febbraio 2016.

 

 

Per vivere in armonia con noi stessi è necessario:

  • vivere in armonia con il prossimo. E’ quindi:
    1. Evitare di avere un atteggiamento di costante critica del prossimo.
    2. Avere un positivo interessamento per il bene del prossimo.
    3. Non avere un atteggiamento e la convinzione di cambiare gli altri.
    4. Essere sempre disposti a perdonare il prossimo.
    5. E’ sapere ascoltare l’altro.

 da Internet: “Il decalogo dell’ascolto

  • Evitare la trappola dell’egoismo. Ciò significa: “amare il prossimo”, anche senza badare di ottemperare al precetto cristiano.
    • Chi ruota solamente attor­no alla propria realizzazione rimane solo, si isola dal­le persone.
    • Non dedi­candosi a nessuno, sperimenta a sua volta la mancanza di quella attenzione che desidera ardentemente. Così si taglia fuori dalla vita.
    • Se una persona ruota solo attor­no a se stessa, la sua vita ristagna e non ha nemme­no uno scopo verso il quale poter tendere. Rimane prigioniera di se stessa.
    • Dobbiamo soltanto avere la con­sapevolezza che nel nostro amore per il prossimo si nascondono certamente anche dei motivi egoistici. Al­lora l'egoismo non guasterà l'amore per il prossimo.
    • La trappola dell'egoismo dell'odierna autorealizza­zione porta spesso a mettere in dubbio l'autenticità dell'amore per il prossimo.
    • Temiamo che, pre­stando aiuto,"potremmo essere sfruttati da altri”, ma dimenticare una volta tanto me stes­so e i miei desideri per occuparmi di chi sta bussan­do alla mia porta, può rendermi anche profondamente felice. Può regalarmi un incontro inaspettato.
  • Acquisire la consapevolezza delle necessità di vivere contenti. 
    • Se manca la gioia manca tutto. Una persona senza gioia è già vecchia anche se ha solo vent'anni.
    • La gioia è, per prima cosa, un'esigenza fisica, organi­ca.
    • La tristezza è come un veleno che, piano piano, guasta la salute, snerva la robustezza, accor­cia i giorni e fa perire in noi tante energie vitali.
    • La tristezza, in effetti, è la parente più stretta del malessere e della morte.
    • La gioia, al contrario, è tonificante anche per il corpo e coefficiente di azione. Se la tristezza è come una morte anticipata, l'allegria è come vita dilatata.
    • Dobbiamo programmare la gioia anche per un'esigenza sociale. Siamo legati gli uni agli altri in solidarietà di natura e di azione: la gioia è l'atmo­sfera solare di collegamento con il nostro prossimo.
  • Può risultare molto utile leggere e riflettere sul decalogo della felicità regalatoci da papa Francesco. (cliccare)

 G. Caramagno – pres. Unitre Augusta.

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