carrabino_pani_00Pubblichiamo una sintesi della lezione tenuta giovedì 30 gennaio 2020 dal signor Giuseppe Carrabino, sul tema “Augusta nelle sue feste civili e familiari - memorie di una comunità”.

Il tema della “festa”, in questo nuovo incontro, ha come motivo di approfondimento le feste “civili” e quelle “familiari”. Fonti d’informazione archivistica sono innanzitutto le testimonianze attinte dai registri della Curia Vicariale, i volumi dei bilanci del Comune di Augusta e la descrizione di Pinto Casalaina. Ancora una volta, la Statistica del 1835 ci viene in aiuto per quanto attiene gli usi rituali, le feste religiose, civili e familiari.

FESTE CIVILI

GALA DI CORTE. Una delle feste civili puntualmente celebrate in Augusta era la ricorrenza del giorno natalizio del Re. Tale festività, detta anche Gala di corte, ricadeva il 12 gennaio. In occasione di tale celebrazione il popolo si radunava in Chiesa Madre dove dinanzi al SS. Sacramento solennemente esposto si cantava l’inno Ambrosiano. La ricorrenza festiva prevedeva l’esposizione del ritratto del Re presso il balcone del palazzo municipale, quest’ ultimo illuminato da migliaia di coppi ad olio. Altre gale di corte si celebravano il 30 maggio (onomastico del Re), il 6 luglio (giorno natalizio della Regina Madre), il 24 luglio (onomastico della Regina), il 14 novembre (natalizio della Regina) e il 19 novembre (onomastico della Regina madre). Per ogni gala di corte, della durata di un giorno, il Comune erogava ventiquattro tarì destinati alle spese di culto e illuminazione del palazzo.

2.1_24_maggio_196524 MAGGIO - COMMEMORAZIONE DELL’ENTRATA IN GUERRA DELL’ITALIA. Il 24 maggio, oltre alla festività del patrocinio di S. Domenico, Augusta al pari di molte città d’Italia, celebrava l’anniversario della dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria. La banda musicale percorreva le principali vie della città intonando il celebre inno del Piave…..non passi lo straniero. Un corteo partiva dal palazzo comunale con l’intervento di tutte le autorità cittadine e le associazioni combattentistiche per portare un corona d’alloro al Milite Ignoto e ricordare i tanti caduti. Al termine del rito le autorità si recavano nella chiesa del Patrono per partecipare al solenne pontificale presieduto dall’Arcivescovo.  

3.3._2.06.1969_c2 GIUGNO - FESTA DELLA REPUBBLICA. Nella ricorrenza di questa festività che ricade il 2 giugno era tradizione una grande parata con l’intervento delle autorità civili e militari e la deposizione di corone d’alloro al Monumento del Milite Ignoto. Nella stessa giornata presso il Palazzo Comunale o al Teatro della Marina si svolgeva una cerimonia commemorativa con la consegna di attestati e riconoscimenti. Da qualche decennio tale ricorrenza non è più festeggiata.

5 GIUGNO - FESTA DELL’ARMA DEI CARABINIERI. (OGGI 21 NOVEMBRE). La Vergine Maria, invocata con il titolo di Virgo Fidelis, è la patrona della benemerita arma dei Carabinieri. Nell’annuale ricorrenza i Carabinieri in congedo e in servizio presso la caserma di Augusta partecipano alla funzione religiosa celebrata presso la chiesa del Carmine. Il 5 giugno 1950, in occasione dell’annuale ricorrenza, la caserma è stata intitolata al Carabiniere Vincenzo Alì da Solarino, medaglia di bronzo al valore militare. 

10 GIUGNO - FESTA DELLA MARINA MILITARE. Fino al 1939, la Marina italiana aveva celebrato la propria festa il 4 dicembre, in coincidenza con quella della patrona S. Barbara; era consuetudine antica, almeno risalente al periodo delle Marine pre-unitarie. Nel 1939, il Governo decise che, al pari delle altre Forze Armate, la Marina avesse una propria festa distinta da quella predetta; a tale scopo, si scelse la data del 10 giugno, ricorrenza della famosa azione di Premuda, avvenuta nel 1918 e conclusasi con l’affondamento della corazzata austriaca SZENT ISTVAN ad opera del MAS di Luigi Rizzo. L’Italia entrò nel secondo conflitto mondiale il 10 giugno 1940 per cui, coincidendo la festa con una data ritenuta infausta, essa cade in disuso dall’immediato dopoguerra ai primi anni ’60. Poi però il Foglio d’Ordini N. 96 del 27.11.1963 provvide a ripristinarla ufficialmente, con varie prescrizioni tra cui le seguenti:

Orario da osservare

-            Festivo.

Onori

-            Gala di bandiere dalle ore 8 al tramonto.

-            Salva di 21 colpi a mezzodì per le Unità armate e batterie di saluto della M.M.

-            Alla sera gli edifici e stabilimenti della M.M. sono illuminati.

Funzioni militari

-            I Comandanti passino in rassegna gli equipaggi a bordo di ciascuna Unità o nell’interno della caserma.

-            La Santa Messa.

-            La ricorrenza sia brevemente illustrata.

-            Sia osservato un minuto di silenzio in memoria dei Caduti.

Divisa

- Grande Uniforme.

21 SETTEMBRE - FESTA DELLA GUARDIA DI FINANZA. Il 21 settembre ricade la festa liturgica di S. Matteo, patrono della Guardia di Finanza.La ricorrenza era celebrata con particolari cerimonie presso la caserma ubicata nell’ex convento annesso alla Chiesa di S. Francesco di Paola. San Matteo evangelista è il protettore dell’arma e, per tale motivo, nel giorno della sua festa era commemorato con un intenso programma che prevedeva il coinvolgimento dei finanzieri in congedo, di quanti prestavano servizio in Augusta e dei loro familiari. Durante l’officiatura il celebrante esaltava la figura del santo, saggio doganiere, additato ai finanzieri come esempio di onestà, correttezza, osservanza e scrupolosità del dovere. Il 21 settembre 1949, nella ricorrenza dell’annuale festività, la Caserma di Augusta è stata intitolata al nostro concittadino Finanziere Sebastiano Ramaci, decorato di medaglia d’argento al valore militare, caduto in combattimento il 2 luglio 1918 nel Basso Piave.

4 NOVEMBRE - FESTA DELLE FORZE ARMATE. Il 4 novembre ricorre la festa delle forze armate o, come è stata ribattezzata recentemente, festa dell’Unità Nazionale. Un corteo, al quale prendono parte le autorità civili e militari, si snoda dal palazzo comunale per convergere in Piazza Castello dinanzi al Monumento del Milite Ignoto. La festa vede il coinvolgimento delle associazioni combattentistiche e d’arma, dei reparti della Marina Militare e di tutte le Forze dell’ordine presenti in Augusta. Durante la cerimonia si svolge l’alza bandiera, la rassegna dei reparti da parte dell’Ammiraglio e del Sindaco, la posa di due corone d’alloro e la lettura dei messaggi del Presidente della Repubblica e del Ministro della difesa.

FESTA DELL’UNITA’ Era promossa dalla locale sezione del partito comunista. In occasione di questo appuntamento, che si teneva ai Giardini Pubblici o, a volte, anche in Piazza Duomo, si svolgevano concerti musicali, conferenze, comizi, oltre all’allestimento di numerosi stand di ristoro, libri e materiale promozionale del partito. Negli anni ottanta del secolo scorso le celebrazioni hanno assunto carattere provinciale con grandi manifestazioni svoltesi nei pressi del monumento dell’aviazione.

CARNEVALE Si celebrava con balli nel salone del Municipio, nei palazzi e nelle case private e, a partire dai primi decenni del Novecento, con carri allegorici.10.2_carnevale

FESTA DEL GRANO. Di questa antica tradizione, espressione della cultura contadina del nostro popolo, abbiamo notizia dalla statistica del 1835 che rileva come: “terminate le rispettive grosse messi, i mietitori tornando in città festeggiano con un finto cereo adornato di fiori e spighe, tripudiando per la città”.

FESTA DELL’UVA. La festa dell’uva era un tempo celebrata con sfilata di carretti, canti delle popolane e numerosi banchi vendita allestiti presso il mercato coperto, oltre a manifestazioni musicali presso la villa comunale. Tale ricorrenza era anche celebrata nei Dancing del territorio con particolari iniziative che ricordavano le tipiche danze della tradizione contadina.

FESTE FAMILIARI

NASCITA. Nel capitolo relativo agli “Usi e Costumi” della sua Storia di Augusta, rimasta inedita e della quale si conserva una trascrizione presso la nostra Biblioteca comunale, Giovanni Pinto Casalaina annota che nel XIX secolo “la nascita di un maschio rallegra generalmente i genitori, e li rattrista ordinariamente quella di una femmina”. Il motivo è da ricercarsi nella cultura contadina di qualche secolo addietro, quando la nascita di un figlio maschio era considerata un ulteriore sostegno per il sostentamento della famiglia. La statistica del 1835 riferisce che per la nascita “non si largisce alcuna elemosina dal Comune”.

In merito al rito del battesimo che sancisce l’entrata del bambino nella comunità cristiana, il Pinto Casalaina rileva che “il bassoceto in particolare si sceglie un compare (di battesimo n.d.a.) e dopo la cerimonia si da a bere del vino in una bottega ai convitati. Il ceto più elevato li conduce a casa, ed offre loro dei confetti, dei liquori, o dei gelati, secondo le stagioni. Per la funzione del battesimo un ruolo particolare avevano i padrini, già designati sin dall’inizio della gravidanza. Dal momento della scelta degli stessi, si stringeva “lu San Giuvanninnuminatu”, vale a dire il comparato per nome. Tale usanza, in voga in buona parte della Sicilia, è ampiamente descritta da Giuseppe Pitrè nella sua opera Usi e Costumi del popolo siciliano. Egli riferisce inoltre della tradizione relativa al nome da imporre al nascituro. “Il nome del battizzando viene stabilito in famiglia, e suol essere quello dell’avo paterno per il primo figlio, dell’ava paterna per il secondo, dell’avo o dell’ava materna per il terzo e il quarto, del fratello maggiore del padre per il quinto, e così di seguito”. “..e la consuetudine vuol tramandare di padre in figlio il nome del padre di famiglia”.

Un particolare riferimento merita l’abito destinato per la cerimonia del battesimo. Era infatti tradizione, del resto ancora viva ai nostri giorni, di coprire il bambino con una ricca veste bianca ornata con pizzi e merletti, oltre ad un berrettino adorno di trine e, ai piedi, scarpe di seta o stoffa bianca.

15.3_prima_comunione_al_centro_mons._Francesco_Nizza_don_Cicciareddu_1962PRIMA COMUNIONE – CRESIMA. I riti religiosidellaprima Comunione e della Confermazione con il sacro crisma, hanno lo scopo di contrassegnare e solennizzare i tradizionali “riti di passaggio”, iniziati con il battesimo. Tali “passaggi” sono adeguatamente preparati con il catechismo che si tiene nelle varie parrocchie della città. Se la prima comunione era intesa come il passaggio dall’infanzia, la cresima o confermazione rappresentava la prima giovinezza. In entrambi i casi era, ed è prevista, la figura del compare o comare che accompagna il bambino all’altare. Al termine della cerimonia era prevista una festa con i tradizionali ingredienti di calia, simenza, rosolio e paste secche. Ai nostri giorni, con le migliorate condizioni economiche del popolo, i riti si compiono con sfoggio di abiti e pranzi offerti nei

Anticamente, venivano celebrate lo stesso giorno. La cresima si celebrava solamente in Chiesa Madre dove confluivano da tutte le parrocc15.10_Rito_della_Cresima_in_Chiesa__Madre_1970hie. Successivamente il rito è stato celebrato anche nelle singole parrocchie.

FIDANZAMENTO. Relativamente agli usi del fidanzamento il Pinto Casalaina rileva che “tra la bassa gente, la madre per lo più, si sceglie la sposa del figlio, e costui, per sapere se viene accettato, van di notte a cantare, o fa cantare una canzone particolare ad Augusta, dietro la porta della pretesa con l’accompagnamento di un violino, e di uno stridulo colascione. Se l’offerta della mano viene accettata, si apre la porta della giovinetta, si fa entrare il fidanzato coi suoi compagni, ed ivi si concerta un ballo.

Per i ceti più elevati i giovani fanno all’amore, e poi dietro ambasciate che per lo più vengono portate da preti, si combinano le nozze.In caso poi di dissenso dei genitori, gli innamorati imprendono una fuga, e con questo illecito mezzo ottengono l’assenso delle loro famiglie, senza però risentire prima gli effetti di un tale disonorevole espediente”.

NOZZE. Le tradizioni connesse al matrimonio le rileviamo sempredal Pinto Casalaina:“…e’ costume tra il basso popolo, che le donne17.8_anchetto_nuziale_a_villa_carrabino_aprile_1962 invitate alle nozze, siano parenti, siano estranee, offrono alla sposa un piccolo regalo in oro o in tessuti. Le nozze dei doviziosi si celebrano con gran lusso. Si compiono nella stessa abitazione della sposa gli atti dello stato civile, e le cerimonie della chiesa, dopo di che si fanno dei complimenti agli invitati. Il domani visite agli sposi”.

La statistica del 1835 riferisce che in occasione dei matrimoni “si balla in famiglia e non si largisce nessuna elemosina dalla Comune”.

Particolare riferimento meritano i contratti di matrimonio dove era elencata la dotazione del corredo o delle eventuali unità immobiliari consistenti in terreni o fabbricati. Ancora negli anni trenta del novecento tale usanza era in voga, come si rileva da alcuni contratti redatti alla presenza dei notai operanti in Augusta.

L’AGONIA. L’annuncio della morte di un cristiano era dato con mesti rintocchi dalle campane.

L’agonia veniva suonata anche in caso di morte di bambini molto piccoli. In questi casi le campane suonavano a gloria, come per dire che un’anima innocente era stata chiamata dal Signore a far parte delle legioni angeliche.

L’agonia era caratterizzata da specifici rintocchi finali. Questi erano tre se il decesso riguardava un uomo, due se una donna, cinque se un sacerdote, trentadue se un vescovo. In questi due ultimi casi l’annuncio funebre veniva dato da tutte le chiese della Città. Accadeva, però, talvolta, che l’aunìa venisse diffusa dalle campane di più chiese e in rari casi di tutte le chiese della Città. Il tutto era regolato dalle possibilità economiche della famiglia in lutto.

Anticamente, come ricorda Giuseppe Pitrè in Usi e costumi del popolo siciliano, “il mortorio, nelle antiche terre di Sicilia si pagava in ragione delle volte in cui si sonava; e si faceva pagare salato. Una delle prammatiche del Duca di Macqueda, viceré di Sicilia, emanata nel 1600 ordinava il pagamento di tarì uno per ogni sonata. E se ne doveano sonar molti di frequente, perché qualche sinodo siciliano se ne occupò seriamente e proibì i mortori fino al VI giorno; ne proibì la ripetizione la IX, al X dì; al VI mese, all’anno. Un’altra del 1781 (16 dicembre), proibiva ai parroci di esigere qualunque diritto o di danaro o di cera, in occasione di morte: ciò che è conforme alle decisioni del III Concilio Lateranense, il quale biasimò questi pretesi diritti parrocchiali, nati da semplici doni di urbanità, di pietà dei fedeli; passati per costumi lodevoli, e finiti poi in consuetudini”.

MORTE. Per i cristiani la morte non è la fine dell’esistenza ma l’inizio di una nuova vita. Una antica prammatica siciliana prevedeva che dopo tre giorni di malattia il 19.7medico dovesse consigliare il Viatico al suo assistito per metterlo in grazia di Dio. Al primo segno dato dalla campana della Matrice usciva il SS. Sacramento portato dal cappellano sotto un serico ombrello e con l’associamento delle donne che recitavano il S. Rosario. All’amministrazione del Viatico seguivano i mesti rintocchi della cosiddetta campana dell’agonia. Questo particolare suono aveva il compito di annunziare agli abitanti del rione l’imminente morte del paesano. I funerali si svolgevano nella chiesa parrocchiale o, nel caso il defunto era iscritto ad una confraternita, presso la chiesa del proprio protettore. Lo stesso rito funebre era di prima, seconda o terza classe. Tale differenziazione implicava un diverso tipo di cerimoniale e l’uso di un’appropriata carrozza che identificava un particolare ceto sociale. Un’ulteriore differenziazione si poteva notare nel corteo funebre, se infatti si trattava di una persona povera, questa veniva accompagnata al cimitero da un solo prete e dal sagrestano con la croce; se apparteneva al ceto mediooltre le interminabili scampanate,riceve l’associamento di taluni del Clero e dei confrati della congrega allaquale è iscritto e si fanno celebrare delle messe.

Se poi il morto appartiene agli uomini distinti della città, il feretro con le armi di famiglia, coverto di coltre mortuarie, tenuta tra le mani di amici dello stesso ceto, preceduto da tutti i preti disponibili e dai canonici della Collegiata, seguito dalla banda musicale, dagli amici del defunto e da un codazzo di carrozze, si conduce in una chiesa a ciò destinata, e dopo la celebrazione di messe generali, innanzi il cadavere collocato in un talamo, con lo stesso corteggio si conduce al camposanto.

FESTA DELLA MATRICOLA UNIVERSITARIA. Alle festività che consacravano il passaggio da una fase all’altra della vita, è da ascriversi 21.1_festa_della_matricola_1965il rito laico dell’ingresso dei nuovi iscritti nella comunità universitaria. Ad Augusta tale ricorrenza era promossa dal Comitato Permanente Universitario (C.P.U), e ricadeva nel mese di dicembre. Durante la manifestazione si svolgevano sfilate goliardiche, balli e varie iniziative d’intrattenimento popolare.

PUPO DI SAN GIOVANNI. Si trattava d’un composto di farina e miele mescolato con aromi vari; constava di due strati sovrapposti: uno di base, piatto che passato al forno diveniva croccante e assumeva un colore nocciola. A questa base veniva sovrapposta l’immagine d’un volto umano combinata con zucchero e chiara d’uovo, che, al contrario della base era molto friabile. Eppure questo “pupu” nel giorno di San Giovanni l’evangelista (24 giugno) era al centro dell’attenzione in tante case di Augusta. La cerimonia veniva celebrata con tanta serietà; tale da lasciar traccia nel futuro. Anche da grandi i finti genitori e il padrino e la madrina si scambiavano l’attributo di “cumpari e cummari”. Infatti capitava  che incontrandosi con amici comuni ci tenevano, indicandosi l’un l’altro, a dire: “Tra niautri c’è ‘u San Giuvanni”.

ORDINAZIONE SACERDOTALE. Religiosità e tradizione si fondono anche nell’antica consuetudine, ora in disuso, di accogliere solennemente all’ingresso della cittadella uno dei figli di Augusta che veniva ordinato sacerdote. L’ordinazione sacerdotale era considerata un grande evento che dava lustro alla comunità, per tale motivo al rito d’accoglienza interveniva tutto il popolo preceduto dalle associazioni e confraternite, oltre al clero e alle massime autorità cittadine. Grande affluenza si registrava anche per la “prima messa” del neo sacerdote celebrata nel massimo tempio cittadino. 

ORDINAZIONE EPISCOPALE. Sebastiano Salomone nella sua Storia di Augusta edita nel 1905, riportando quanto riferito precedentemente da Rocco Pirri, annotava che Augusta diede i natali a Pietro Frixa, insigne letterato e storico profondo. Questi “verso il 1430 prese l’abito dei predicatori e ben presto ottenne rinomanza per la saldezza degli studi e per la vastità dell’intelligenza. Fece parte dei frati del convento di Augusta sino al 1440, indi in quello di Palermo e più tardi recossi a Napoli chiamatovi dalla Corte in qualità di precettore del re Alfonso.

Nel 1442 pubblicò la dotta opera “Gli annali del mondo”. Fu creato Vescovo di Lucera ed adempì con altissimo plauso dei contemporanei il ministero pastorale”.

Tali notizie sono prive di fondamento. Le notizie raccolte riguardano infatti due illustri figli dell’ordine domenicano di Sicilia. Trattasi di fr. Pietro Ranzano, notissimo domenicano palermitano, vescovo di Lucera dal 1476 al 1492 ed autore dei celebri “Annali” e fr. Pietro martire, nostro concittadino, valente artista e pittore, priore del convento di Augusta nel 1496, confermato per altri due anni nel medesimo officio per poter assolvere agli impegni contrattuali di quanti erano desiderosi di avere qualche sua pittura.

Chiarito questo equivoco, possiamo adesso riferire del primo vescovo che la storia di questa città può veramente annoverare. Trattasi di Mons. Alfredo Maria Garsia, nato in Augusta il 14 gennaio 1928 da Domenico e da Agatina Franco. Fu consacrato sacerdote nella nostra Chiesa Madre il 1 luglio 1951; dopo numerosi incarichi diocesani, il 1 luglio 1971 fu nominato Arciprete e Vicario Foraneo di Augusta prendendo possesso della Matrice il 19 settembre dello stesso anno con una solenne e partecipata cerimonia. Il 21 dicembre del 1973 fu nominato vescovo e designato alla sede di Caltanissetta. Il 2 febbraio 1974 fu consacrato nella stessa chiesa Madre con una imponente cerimonia presieduta dal cardinale Salvatore Pappalardo, da numerosi vescovi e sacerdoti del clero locale e diocesano.

POSSESSO CANONICO DI PARROCATO. L’elezione di un sacerdote a titolare del beneficio parrocchiale, sia esso della Matrice o di S. Sebastiano, prevedeva un solenne rituale con la partecipazione di tutto il clero locale e del Vescovo diocesano. La documentazione d’archivio riferisce della “presa di possesso canonico” della Chiesa Madre da parte dell’arciprete D. Domenico Garay, accolto in piazza Duomo dallo “sparo di n° 50 maschi. In tale circostanza furono stampate migliaia di immaginette-ricordo con la raffigurazione del Buon Pastore oltre ad un buon numero di copie del “Sonetto di circostanza predicato nella collegiale Chiesa Madre di Augusta dal novello arciprete D. Domenico Garay avvenuta a 19 agosto 1894”. Analoghe funzioni sono state celebrate negli anni successivi per i novelli parroci delle due parrocchie. 

BATTESIMO O VARO DI UNA IMBARCAZIONE. Gli augustani, gente di mare e ferventi religiosi, annoveravano nel ricco calendario di usi e costumi il battezzo delle imbarcazioni. A dire il vero questo rito è presente in tante città di mare, ma ad Augusta assumeva dei caratteri particolari. I più anziani ricordano ancora le numerose e variopinte imbarcazioni dei nostri pescatori, tirate a riva nei pressi delle marine. Imbarcazioni dipinte con particolari riferimenti all’azzurro del manto della Madonna, alla tunica rossa, o al bianco simbolo della verginità. Gli stessi nomi imposti al natante ricordavano la religiosità e la psicologia della gente di mare; prevalevano abbondantemente i nomi della Vergine nei vari profili teologici: Annunziata, Madonna del Carmelo, del Soccorso, Santa Maria, ed ancora i nomi dei santi particolarmente venerati: S. Giuseppe, S. Domenico, S. Sebastiano, S. Francesco; oltre agli immancabili: Cuore di Gesù, Sacra famiglia, Spirito Santo. Vi erano poi nomi con invocazioni alla divinità: AiutimiDiu, S. Giseppi t’aiuta, W Maria, W Gesù. Infine un piccolo repertorio era rappresentato dal nome del capo famiglia o dei suoi congiunti: Carmela Passanisi, Concetta e Domenica Pugliares, etc.

Concluso il rito del battesimo le celebrazioni proseguivano nella modesta casa del proprietario dove il gran camerone d’ingresso veniva trasformato in “sala di ricevimento”. Tutt’intorno venivano  disposte file di sedie in attesa che venisse offerto l’usuale rinfresco: ceci abbrustoliti (c.d. calia), semi di zucca (c.d. simiènza) e noccioline americane. Il tutto veniva abbeverato con “gazzusi” di vario gusto, rosolio alla menta o alla fragola di produzione casereccia. Seguivano granite preparate e “paste secche” (oggi scomparse); biscotti di colore rosa cosparsi di lucenti scagliette di zucchero.

Giuseppe Carrabino

Foto della serata a cura del socio Giovanni Farinella e del signor Alberto Di Grande

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