Presentiamo un riassunto della 3° lezione della Storia dell'Arte tenuta dall'Ing. Filippo De Martino il 5 dicembre 2011.

Rinascimento: le certezze entrano in crisi. – LEZIONE 3

de_martino_1Nel passaggio fra il ‘400 e il 500, il Rinascimento dispiega tutta la forza propulsiva che l’uomo ha conquistato in sicurezza di sé ,in dominio della natura, in capacità progettuale realizzatrice.

Lo dimostrano i progetti di città ideali o realizzati, come Pienza, la città di Pio II, o le abitazioni dei ceti abbienti, sempre meno costruzioni fortificate e sempre più palazzi signorili, aperti ed eleganti. 

Il lusso e lo sfarzo cui l’uomo è approdato, trasformano persino la visita umile e penitenziale dei Re Magi in un lunghissimo, ricco e scintillante corteo di principi e cortigiani ricoperti di broccati e gioielli (vedi il capolavoro di Gentile da Fabriano )!

L’uomo esibisce se stesso, la sua cultura, la sua ricchezza terrena, fiero e orgoglioso di apparire circondato dai simboli della cultura, del potere, del lusso come, libri, gioielli, statue, reperti archeologici, oggetti esotici, corazze di gala, e così via.

Ma le condizioni economiche, sociali e religiose mutano rapidamente coinvolgendo ovviamente le concezioni artistiche, preparando il terreno a nuove espressioni nettamente diverse dalle  prime.

Il profondo cambiamento  può ascriversi a due fenomeni che caratterizzano il secolo XVI: la riforma luterana che spacca l’unità del modo cristiano, riscrivendo le regole della fede e della liturgia che fino a quel momento sembravano certezze assolute, creando così le condizioni del dubbio e della crisi: la nascita e impetuoso sviluppo della scienza, di cui già Leonardo era stato un precursore, sviluppo che faceva crollare il mondo aristotelico, creando così ulteriore  smarrimento e crisi culturale: si pensi alla vicenda di Galileo Galilei!

Il vuoto lasciato dal crollo di questi  capisaldi cosi fondamentali vien occupato, come spesso accade, non da nuove verità basate sulla razionalità, ma da forme di superstizioni, di astrologia, di acque salvifiche e così via.

Lo stesso volto del David michelangiolesco esprime con chiarezza dubbio e sgomento, gli stessi personaggi che affollano la volta della cappella Sistina esprimono in certi atteggiamenti il senso dell’angoscia e del tragico.

Anche il nudo femminile (e anche maschile) è spesso fine a se stesso, è gratuito rivelando un ripiegamento dell’arte su temi intimistici  svincolati dai grandi temi  compositivi  rinascimentali; ma è bene precisare che l’iconografia del nudo, in particolare della donna di Tiziano, di Correggio e di Giorgione raggiunge il livello dei grandi capolavori pittorici di tutti i tempi.

                                                          Filippo De Martino

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