fototessera ugo_2Anche se, per motivi pratici, con un giorno di ritardo rispetto alla data della ricorrenza, l’UNITRE di Augusta ha voluto ricordare il bombardamento da parte di 52 bombardieri americani B.24 “Liberator” che, quasi settant’anni fa, distrusse la città facendo scempio dei suoi abitanti.

E lo ha fatto alla sua maniera, con lo stile che le è proprio, facendo dono al Liceo Classico di ben 150 copie del documentario storico “Chista è ‘a guerra” dovuto alla capacità ed all’entusiasmo di due giovani professionisti augustani, Antonio Caramagno e Roberto Furnari, e prodotto  in DVD dalla stessa UNITRE,  con il patrocinio del Comune di Augusta.

La manifestazione ha avuto luogo nel teatro della Cittadella degli Studi, alla presenza di alcuni insegnanti, della Dirigente dell’Istituto scolastico, professoressa Castorina, e del Direttivo dell’UNITRE, ed ha visto l’attenta partecipazione dei giovani liceali delle ultime due classi che, numerosissimi, hanno ascoltato con viva attenzione le prolusioni dei loro docenti, dei due co-autori del DVD che hanno illustrato la genesi e la realizzazione del documentario, e del Presidente dell’UNITRE, Dott. Giuseppe Caramagno il quale, nel corso del suo intervento, ha voluto porre in evidenza come, tra i fini istituzionali dell’Associazione che egli rappresenta e che, non a caso, si fregia del titolo di Università delle Tre Età, vi sia la cura costante del rapporto di continuità tra le varie generazioni.

Successivamente ha destato grande interesse l’appassionata e precisa ricostruzione storica degli avvenimenti di quel giorno infausto, dagli eventi che ne furono la causa scatenante fino alle luttuose e tragiche conseguenze della inaudita violenza del nemico di allora, magistralmente rievocati con estrema competenza dall’Avv. Antonello Forestiere, Direttore dell’inaugurando Museo della Piazzaforte, che non ha voluto far mancare il suo personale contributo alla manifestazione, alle cui parole, calorosamente applaudite dall’uditorio, ha fatto seguito la proiezione del documentario che costituisce un documento unico ed insostituibile nella storiografia della nostra Città.

Al termine della proiezione, nella mia qualità di unico presente tra i “testimonial” del documentario, ho voluto ricordare ai miei giovani ascoltatori come la Storia non sia di per sé un fatto astratto da relegare all’attenzione degli studiosi, ma costituisca l’insieme delle azioni degli uomini che ci hanno preceduti nel cammino della vita e nelle quali le giovani generazioni devono ricercare le loro radici.

Ho voluto, infine, porre in evidenza un fatto, a mio avviso trascurato sia dalla storiografia che dal documentario: come, cioè, il bombardamento di Augusta del 13 maggio 1943 abbia avuto conseguenze uniche, non riscontrabili in analoghi episodi che abbiano riguardato altre città d’Italia e d’Europa, magari ben più pesantemente bombardate e devastate nel corso della 2° Guerra Mondiale.

Dopo quel terribile evento, infatti, Augusta venne totalmente abbandonata a sé stessa dai suoi terrorizzati abitanti che si dispersero nelle campagne e nelle località viciniori, Villasmundo, Melilli, Lentini, Carlentini, perfino Avola. Augusta divenne, per mesi e mesi, un cimitero, una città morta, abitata soltanto da randagi, da topi e scarafaggi: tra le macerie delle abitazioni distrutte e tra le bàsole delle strade sconvolte dai crateri delle bombe crebbero i rovi e le erbacce.

Perfino quando le truppe inglesi sbarcarono e si impadronirono della città, esse si accamparono per giorni alla Villa comunale, incredule di tanto abbandono, e timorose di avventurarsi nella città morta temendo che, tra le sue macerie, si potesse celare chissà quale invisibile tranello.

Quando successivamente occuparono la città, le truppe inglesi trovarono comodo alloggiare nelle abitazioni sopravvissute al bombardamento ed abbandonate dagli abitanti, ai quali, per molto tempo, fu interdetto il ritorno alle loro case.

Solo dopo molti mesi, e con esasperante gradualità, fu poi concesso alla popolazione di rientrare nelle abitazioni scampate allo scempio e fu possibile intraprendere l’opera di ricostruzione.  

                                   Ugo Passanisi    


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