Morana_DeGasperi_00Pubblichiamo una sintesi dell’incontro del 11 gennaio 2018 con il Dott. Felice Morana, dal tema: "Un grande benefattore dell’Italia: Alcide De Gasperi ".

Alcide De Gasperi il grande artefice della rinascita Italiana nel dopoguerra fu un grande benefattore del popolo Italiano.

Negli anni dal 1946 al 1953  Alcide De Gasperi fu veramente il ricostruttore della patria. Come capo del governo lo aspettava un lavoro immane: provvedere a nutrire quasi 50 milioni di Italiani affamati, dare lavoro a innumerevoli disoccupati, ricostruire migliaia di edifici distrutti dai bombardamenti, assicurare il rientro di 2 milioni di prigionieri catturati dagli alleati e di 600  mila ufficiali e soldati deportati in Germania.

Trattare inoltre con le potenze vincitrici cercando di limitare le loro pretese nei confronti dell’Italia sconfitta.

Morana_DeGasperi_10Nel ’52 appoggiò il piano Schuman per la fondazione della comunità economica europea del carbone e dell’acciaio  (CECA) divenuta unione europea nel 1992, con Robert Schuman, e Konrad Adenauer  è considerato uno dei padri fondatori dell’unione europea. nasce a pieve tesino il 3 aprile 1881 nel trentino che allora apparteneva all’impero austro-ungarico anche se era territorio di lingua Italiana per cui De Gasperi era detto: “un trentino prestato all’Italia”.

Fu indirizzato al collegio vescovile di Trento insieme al fratello Mario che divenne sacerdote.

Alcide  ritenne che la  sua missione fosse invece nel mondo e per il mondo.

Desiderava dedicarsi alla politica attiva per servire il popolo. Nel 1911 entra nel parlamento di Vienna come rappresentante della comunità Italiana trentina.

Allo scoppio della prima guerra mondiale fu un acerrimo nemico di Cesare Battisti interventista ad oltranza, non perché era “austriacante” ma perché nelle prime trattative tra l’Austria e l’Italia per evitare il conflitto, l’Austria era disposta a cedere il Trentino all’Italia.

Morana_DeGasperi_14Nel gennaio del ’19 aderì al Partito Popolare Italiano fondato da don Luigi Sturzo. Luigi Sturzo nativo di Caltagirone, era l’uomo più odiato dai fascisti. Svolse un’intensa attività politica che era quella di dare voce in politica ai cattolici. Il suo grande interesse fu l’enciclica  Rerum Novarum promulgata da Leone XIII il 13 maggio 1891, che aveva entusiasmato tutti i giovani della sua generazione.

Con tale enciclica, la chiesa, prendeva in seria considerazione la classe sociale, tutelandone i diritti e i doveri della classe operaia invitando allo stesso tempo lo stato a fare altrettanto.

Don Sturzo non gradito al fascismo andò in esilio per 22 anni a Londra e a New York. Ritornato in patria fu uno dei fondatori con De Gasperi della Democrazia Cristiana nell’ottobre del ’42.  Il PPI costituito il 18 gennaio del ’19 permise alle masse cattoliche  di entrare nella vita politica del paese.

Prima di allora, era in vigore il “non expedit” cioè  non giova, non conviene, formula di dissuasione  disposta dalla Santa Sede con la quale il Pontefice per la prima volta Pio IX nel 1874 invitava i cattolici ad astenersi dalla vita politica del paese  il “non expedit” fu ufficialmente abolito da papa Benedetto XV nel ’19, permettendo così la nascita e l’operatività del PPI con l’inserimento dei cattolici alla vita politico-parlamentare del paese.

De Gasperi subì forti sofferenze dal fascismo nella persona di Mussolini che lo definì “pennivendolo” cioè “scrittore mercenario”, “uomo senza coraggio”,  “un tedesco che parla Italiano”, “austriacante”.

Col delitto Matteotti del giugno del ’24, di chiara matrice fascista, De Gasperi inorridito, insieme ad altri deputati, in segno di protesta si astenne  dai lavori parlamentari, nel giugno del ’25 con Amendola e altri deputati chiese udienza al  Re Vittorio Emanuele perché esigesse dal primo ministro Mussolini la resa dei conti, ma il Re se ne lavò le mani, non diede conto ai suoi interlocutori: come rovesciare un partito così onnipotente che  teneva in pugno la milizia, la polizia, i prefetti e una buona parte dell’esercito?

Nel novembre del ’26  i 40 deputati del PPI vengono dichiarati decaduti dal loro mandato per cui De Gasperi è designato e segnalato come ex deputato.

Nel marzo del ’27 fu arrestato alla stazione di Firenze insieme alla moglie mentre si recava a Trieste sotto accusa di tentato espatrio, fu condotto, per ordine dello stesso Mussolini a Roma e rinchiuso a Regina Coeli e la moglie alle Mantellate per 10 giorni.

Al processo che ne seguì fu condannato a 4 anni di carcere, pena tramutata in appello a 2 anni e mezzo.

Scarcerato nel luglio del ’28, trascorse un periodo di grandi difficoltà economiche e di isolamento morale e politico, non aveva un impiego stabile, riuscì a trovare lavoro presso la biblioteca Vaticana a mille lire al mese grazie all’interessamento di Mons. Montini il futuro Papa Paolo VI.

Nell’ottobre del ’42  nasce la Democrazia Cristiana.

Nell’agosto del ’46, in qualità di capo del governo e ministro degli esteri si reca alla conferenza di pace a Parigi dove si fa avvocato dell’Italia e afferma ”prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra cortesia, è contro di me, specialmente la mia qualifica di ex nemico mi fa considerare come imputato”.

Sottolinea la collaborazione parziale dell’Italia con gli alleati  durante la guerra di liberazione dall’autunno del ’43 in poi.

Dopo tale discorso, ebbe una stretta di mano solo dal Segretario di stato USA Byrnes che scrisse; ”volevo fare coraggio a quest’uomo che aveva sofferto personalmente per mano di Mussolini e ora stava soffrendo per mano delle nazioni alleate”.

Morana_DeGasperi_13Morana_DeGasperi_11Stretti collaboratori di De Gasperi furono Mario Scelba e Giulio Andreotti.

Mario Scelba, nativo di Caltagirone e soprannominato l’anticomunista di ferro, aderì al Partito Popolare Italiano e collaborò con De Gasperi  con la lunga e famosa carriera di ministro dell’interno.

Fu promotore della legge Scelba nel giugno del ’52, che vietava la ricostruzione del partito fascista e la sua apologia.

Anche Andreotti fu un attivo collaboratore di De Gasperi che lo nominò spesso sottosegretario alla presidenza del consiglio dietro calda raccomandazione di Mons Montini futuro Papa Paolo VI. 

Il viaggio del pane di De Gasperi negli Stati Uniti nel gennaio del ’47  fu un trionfo.

Venne calorosamente accolto non più come vinto ma come amico.

Fu apprezzato per la sua semplicità, la solidità, la sincera cordialità e la sua dignità un po’ austera.

In tale occasione accettò “la dottrina Truman” cioè fuori i Socialcomunisti di Nenni e Togliatti dal suo governo, adesione al modello occidentale statunitense in politica estera, in cambio di lauti aiuti economici ed alimentari.

Con Pio XIII De Gasperi ebbe duri scontri in politica. Pio XIII  terrorizzato dall’avvento del comunismo in Italia, invitò De Gasperi a votare per il comune di Roma una lista capeggiata da Don Sturzo costituita anche dai fascisti.

De Gasperi  fermamente si oppose e subì una miserabile umiliazione: non fu ricevuto da Pio XIII nel ‘52 in occasione del suo trentesimo anniversario di matrimonio e per la professione della figlia Suor Lucia.

I due non si rivedranno più.

E la DC che De Gasperi fondò che fine ha fatto? Nel ’92 con tangentopoli si arriverà alla resa dei conti.

La DC  va allo sfascio con “mani pulite”. Mino Martinazzoli, ultimo segretario della DC, mette un sigillo di chiusura nel luglio ’94 e una pietra tombale su un grande partito. “lascio la politica-disse- torno a fare l’avvocato a brescia!”

Morana_DeGasperi_12Dopo 50 anni di sopravvivenza la DC scompare. Amintore Fanfani, uno dei fondatori della DC e cavallo di razza ebbe a dire amareggiato; “la nostra colpa è stata quella di avere allevato troppi uomini mediocri”.

De Gasperi si spense il 19 agosto 1954.

È servo di dio per la chiesa cattolica dal 1993. Riposa a Roma a San Lorenzo fuori le mura  vicino alle tombe di due pontefici del suo tempo: Pio XI Pio XIII. La sua vera ansia era solo il terrore che l’uomo fosse soggiogato da una visione utilitaristica ed egoistica della vita: “l’idolatria della materia”, dimenticando la sua matrice spirituale, intellettuale e religiosa.

Famoso un suo detto: “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione”.

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Felice Morana. (altri incontri con F. Morana)