addiaPrima di introdurmi sulle mie riflessioni circa il “Gruppo dei donatori di tempo Unitre”, vorrei prendere in considerazioni, quanto scritto da Guido Mendola, sul confronto tra i tempi della sua gioventù con quelli moderni.

Oggi carissimo Guido viviamo in una società senza valori, una società dove: c’è una perdita di rete sociale per mancanza di rapporti affettivamente significativi; solitudine in aumento; impoverimento del mondo interiore a causa dello scarso confronto e scarsa qualità spirituale nel rapporto umano.

Ciò premesso, cercherò di esporre il mio pensiero in merito.

Rincorrere l’appagamento, la gioia, la felicità e farla attraverso il materialismo è alquanto effimero.

Ricordo bene che nella mia giovinezza avvertivo quasi un vuoto interiore senza trovarne una valida giustificazione. Da anni, ormai, ho capito e sperimentato che quel vuoto originava dall’assenza di Dio nella mia vita.

Cercavo di colmare la distanza tra me e il Signore con delle banalità e non con la Fede e, in realtà, stavo male dentro.  Ho lasciato molte ferite a tante persone a me care con il mio comportamento . Potessi chiedere scusa a tutti!!

Qualche tempo fa, sono stato invitato a partecipare ad un corso di Cristianità della durata di tre giorni.

Ho accettato di partecipare per non deludere un  amico che mi aveva invitato e nello stesso tempo per concedermi un periodo di riposo. 

Durante quei tre giorni più volte mi sono guardato e ho notato che mi rimane ben poco dentro.

Ho scoperto che la mia Fede in Dio si era sopita, mi sono, nell’arco di tre giorni , inginocchiato parecchie volte davanti al Tabernacolo per ringraziare Dio per tutti i benefici che mi aveva dato ed ho capito che ero quasi arrivato alla fine della mia esistenza interiore e per questo stavo male.

Ho pianto a dirotto come un bambino, era un pianto liberatorio.

Ho incontrato Dio nel mio cuore, mi sono vergognato di molte cose, ma ero felice di aver incontrato Qualcuno che aveva perdonato i miei peccati.

Se per tutti c’è una speranza? Certamente……

Accogliere Cristo nella propria vita vuol dire innanzitutto sentirsi amati, sentirsi figli di Dio, fratelli in Cristo, sentirsi di valere molto agli occhi di Dio, anche nelle nostre quotidiane  difficoltà.

Quindi vuol dire prendere coscienza, vera e continua, di avere un Padre Celeste a cui importa di noi in massimo grado.

Allora a questo Padre che è nostro, cioè mio, tuo e di chiunque voglia essere Suo figlio, dobbiamo rivolgerci perché è Lui la fonte di ogni amore che possa nascere nel nostro cuore.

Noi possiamo scegliere di essere amorevoli verso gli altri, ma questo amore prima o poi si esaurisce se non poggia le radici in un Amore grande ed infinito e questo amore è Dio, Padre nostro.

Dobbiamo aiutare chi ne ha bisogno ma prima dobbiamo stare bene con noi stessi; poi possiamo andare da chi soffre per portare loro una parola di Fede, di speranza, dare sostegno a chi soffre sia dentro che fuori.

Quando si torna a casa la sera, dobbiamo chiederci se siamo stati bene con noi stessi e dobbiamo comportarci di conseguenza.

Presidente mi complimento con te per  questa tua iniziativa del “Gruppo donatori di tempo Unitre Augusta” che proietta sempre di più la nostra Associazione   alla  “Solidarietà”, alla “ Cultura “ e alla “ Umanità“.

A tutti gli iscritti e alle loro famiglie un augurio di buone vacanze.

Carmelo Addia