Basquiat_Haring_00Pubblichiamo una sintesi della lezione tenuta lo scorso lunedì 20 maggio 2019, presso l’Aula Magna del II Istituto di Istruzione Superiore “Gaetano Arangio Ruiz”, dal Prof. Giuseppe Cassisi, Architetto – docente c/o Liceo Scientifico “O. M. Corbino” di Siracusa, sul tema Street Art: Basquiat e Haring.”.

La chiaccherata di oggi prende lo spunto dalla precedente, quando abbiamo parlato di Arte al femminile. Ricorderete che l’ultima Artista citata è stata Marina Abramovic e che le sue performance da molti dei presenti sono state alla fine commentate con la classica frase “per me questa non è Arte!”.

Quindi, prima di continuare, dobbiamo porci una domanda di cui forse diamo per scontata la risposta, anche se magari non sappiamo qual’è. E dobbiamo porcela anche per stabilire un “linguaggio comune”.

Quindi, che cosa è l’arte?

Questa è una di quelle domande che prima o poi ogni individuo si pone; è una domanda dal carattere fortemente filosofico perché è un pò come chiedersi “cosa è la vita?”. Una domanda che amo definire a “risposta aperta” perché la risposta è spesso soggettiva, intima, personale e mai univoca. Ci sono migliaia di definizioni diverse di arte e riguardo una singola opera ci sono tantissime interpretazioni e tantissimi giudizi differenti.

Cos’è l’arte? Un quadro rinascimentale o un totem indiano, un tempio greco o un grattacielo, un disegno di un bambino o un’opera di un artista contemporaneo? 

Chiedersi cos'è l'arte è come chiedersi cos'è la vita, tanto grande è l'estensione concettuale e pratica delle attività umane che opera sotto la denominazione di attività artistica

Come si fa allora a distinguere l’arte da ciò che è semplicemente utile e dai presunti gesti artistici fini a se stessi? In cosa consiste il tratto distintivo di un’opera d’arte? L’arte è quell’attività che produce il bello, non si esita a rispondere, ma cosa s’intende per bello?

l’arte è bella?

Qui, forse, è più facile rispondere. La “bellezza” è un concetto certamente soggettivo, e una “bella donna” magari non lo è per tutti! Quindi l’Arte non deve essere “bella”. E almeno questo…

Comunque se mettiamo insieme le risposte di tutti noi, certamente troviamo dei punti comuni che possiamo così riassumere:

Certo le cose si complicano ulteriormente quando dall’Arte classica, rinascimentale, figurativa in genere passiamo a quella moderna o addirittura a quella contemporanea: “macchie”, “scarabocchi”, strappi delle tele, uso di materiali diversi… Potrebbe sembrare più difficile ma, se ci riflettiamo, ci accorgiamo che in fondo “guardiamo” poco l’Arte contemporanea “perché tanto non la capisco…”. Ma posso cdire di conoscere una persona se non ci parlo mai? O se ci diamo solo il “buongiorno” quando ci incontriamo in ascensore? Certo che no! E allora dobbiamo abituarci a guardare, con attenzione anche, prima di esprimere una valutazione.

Domanda conseguente: “Ma l’Artista chi è?” In questo caso i paradossi che ci hanno propongono ad esempio Magritte o Piero Manzoni ci possono aiutare.

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Ma certo il ricordo di una celebre scena di “Le vacanze intelligenti” con gli straordinari Alberto Sordi e Anna Longhi che viene “scambiata” per un’opera d’arte contemporanea tra quelle esposte alla Biennale, oltre a farci sorridere, ci lascia certo il dubbio…

E veniamo ora al tema principale: la Street Art e i suoi esponenti, forse, più famosi.

Certo se riflettiamo un attimo i graffiti e le pitture murali sono stati il mezzo più semplice di rappresentazione: da quelli delle caverne preistoriche, ai murales che sono raffigurati sui muri di alcune città, a quelli satirici di stretta attualità, alle scritte “illegibili” e coloratissime che vediamo sui muri delle nostre città.

Fin dagli esordi, i temi della Street Art affondano le loro radici in ambito sociale e politico, tanto che la sua storia va di pari passo con la nascita e lo sviluppo di altre arti sorte dalla necessità degli strati più deboli della società di raccontare la disparità sociale come la musica hip hop e la danza che l’accompagna.

E, per valutare quanto questo tipo di espressione sia importante, sottolineo che oggi, tra i primi dieci artisti contemporanei per numero di opere vendute, quattro appartengono al mondo della street art.

L’arte di strada non nasce per essere venduta e comperata: nasce clandestina, sui muri delle periferie delle grandi città, per essere vista da tutti e durare un tempo non noto e sicuramente limitato.

E nasce in un contesto molto preciso: New York, primi anni 80 del ‘900. E la figura che fa da catalizzatore è certamente quella di Andy Warhol.

Basquiat_Haring_03Dopo aver studiato arte pubblicitaria nel corso degli anni Cinquanta ed aver capito l’impatto che poteva avere sui media e sul pubblico, Andy Warhol, nel corso del decennio successivo sarà uno degli artisti che rivoluzionerà per sempre il mondo dell’arte, facendosi portatore di un’idea di estetica “bassa”, che dalle sale dei musei doveva necessariamente uscire e fondersi con il mondo massmediatico e soprattutto con il grande pubblico. Warhol ha un distacco lucido dal mondo in cui vive: sa che la mercificazione è inevitabile e ne fa l’unico argomento delle sue opere.

E da lui che, in un certo senso, si “generano” Jean-Michel Basquiat (1960-1988) e Keith Haring (1958-1990).

Hanno due storie parallele, con molti punti di contatto di natura biografica, poi ovviamente risolti in modo formalisticamente diverso nella loro arte. Si sentono emarginati come negro Basquiat e come omosessuale, sebbene accettato, Haring. Muoiono entrambi giovani Basquiat di overdose e Haring di aids. Ma dal punto di vista del significato o addirittura dell’ideologia delle loro diverse poetiche, entrambi si caratterizzano per alcuni tratti. In primo luogo uno stile infantile.

Uno stile infantile è la cosa più rilevante del loro contributo alla storia della pittura del Novecento. Come nei disegni dei bambini, essi non hanno una tecnica realistica, ma nemmeno informale: ciò che si vede è senza prospettiva o tridimensionalità, ma ha significati determinati. Come ad un certo punto dice Haring stesso, i suoi disegni sono allo stesso tempo immagini e segni, cioè più che rappresentare come le immagini, significano come le parole.

Ciò che affascina chi guarda le loro opere è l’essere spinto ad entrare in un mondo di esperienze reali, molto emotive e perciò molto trasfigurate.

Disegnare e dipingere non è qualcosa di separabile dalla loro esistenza, ma un’abitudine compulsiva. Questo forse vale per ogni artista, letterato o musicista, ma in loro questa “mania” è forse più evidente quando si scontra con il mercato, nel momento in cui diventano famosi.

Iniziano entrambi come autori di graffiti di strada, e in un certo senso rimangono tali: sebbene il loro itinerario vada dalla strada alla cornice, poi alla galleria e al museo. 

Del resto entrambi hanno dipinto anche troppo. Le loro opere sono innumerevoli nonostante il parere dei galleristi che li consigliavano di limitare la produzione per tenere alti i prezzi. Ma loro non dipingevano per i galleristi, dipingevano per tutti.

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La pittura di Basquiat non è classificabile in una corrente ufficiale: egli stesso si definiva un analphabet artist, per l’immediatezza e l’infantilismo dei suoi tratti. È una pittura concreta e senza alcun tipo di regola formale. Non usa cornici e spesso le tele sono stese su assi rozzamente incrociate. Il tratto è marcato e le pennellate corpose. Questi elementi fanno sì che l’arte di Basquiat sia un’arte povera, dei bassifondi, ma anche un’arte figurativa, nella quale è possibile riconoscere i soggetti.

Basquiat_Haring_08Basquiat_Haring_09Keith Haring propone forme d’arte con la forza dei segni e del ritmo. La sua pittura è fatta da personaggi definiti da un’unica spessa linea scura e da colori in tinta unita contrastanti. Le immagini inviano messaggi semplici, chiari e immediati, che affrontano argomenti come l'amore, la felicità, la gioia, ma anche l'ingiustizia sociale, il riarmo nucleare, la droga.

Il suo omino, ripetuto più volte e che riempie l’intera superficie, visualizza il bisogno di controllare lo spazio. Le sue opere superano i mezzi espressivi tradizionali, e sono tracciate sulle superfici e sugli oggetti più vari: un modello di arte per tutti per metterle a disposizione del più grande pubblico possibile portando l'arte al di fuori dai musei e dalle gallerie, e ignorando le regole imposte dal mondo del mercato.

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Giuseppe Cassisi. (Leggi il curriculum di G. Cassisi e gli altri incontri in aula.)

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