giovedì 24 febbraio 2011

Il termine inquinamento é solitamente utilizzato per indicare contaminazione e deterioramento di stati naturali di elementi importanti per la nostra vita e la nostra salute: parliamo ad esempio di inquinamento dell'aria che respiriamo o dell'acqua che beviamo, piuttosto che dei cibi che mangiamo.

Una forma di inquinamento di cui non si sente parlare spesso é quello luminoso, cioè la dissennata distribuzione verso l'alto di luci artificiali che superano in intensità le fonti naturali di luce e arrecano grave danno alla conservazione di un bene prezioso quale é il cielo notturno.

Esistono ormai diverse definizioni che descrivono pienamente il fenomeno dell'inquinamento luminoso, fenomeno dovuto alla diffusione dissennata degli impianti di illuminazione pubblica e privata che spesso, senza alcuna necessità, illuminano il cielo oltre che il terreno.

Oltre a determinare un enorme spreco di energia, ciò rende praticamente impossibile l’osservazione del cielo notturno non soltanto dall’interno delle grandi città, ma anche da zone relativamente poco abitate.

Anche se questo problema non ha ancora fatto pienamente breccia nelle coscienza, qualcosa sta iniziando a cambiare, tanto che l'UNESCO, in una sua risoluzione di qualche anno fa, ha dichiarato il cielo buio patrimonio delle generazioni future.

Gli astronomi, che per ragioni ovvie sono interessati a posizionare i loro strumenti sotto cieli bui, sono ormai costretti a cercare luoghi sempre più lontani dalle luci cittadine, spesso in zone impervie e montuose, esempio ne sono i telescopi dell'ESO (European Southern Observatory) che si trovano sulle Ande cilene o il nostro TNG (Telescopio Nazionale Galileo) che si trova sul Roque de los muchachos presso l'isoletta di La Palma, Arcipelago delle Canarie.

Inoltre un uso più razionale dell'illuminazione, sia pubblica che privata,  porterebbe ad una notevole riduzione dei consumi e quindi ad un risparmio energetico di cui la nostra economia sicuramente trarrebbe un beneficio non indifferente.

 

BREVE CURRICULUM VITAE DI GIOVANNI CATANZARO

Posizione Professionale
Ricercatore astronomo dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) presso l’Osservatorio Astrofisico di Catania.
Istruzione
• 3 Aprile 1995: Laurea in Fisica ad indirizzo Astrofisica presso l’Università degli Studi di Catania.
• 12 febbraio 1999: Dottorato di Ricerca in Fisica presso l’Università degli Studi di Messina.

Esperienze professionali
• 1999: contratto di ricerca presso l’Osservatorio Astrofisico di Catania.
• 2000/2001: ricercatore presso la Johns Hopkins University di Baltimora negli Stati Uniti d’America, dove si occupa di studiare stelle calde grazie ai dati provenienti dal telescopio spaziale FUSE.
• 2001: vince il concorso per ricercatore astronomo presso l’Osservatorio Astrofisico di Catania dove, a tutt'oggi, conduce ricerche riguardanti oggetti stellari di varia natura.
• 2002: torna per un breve periodo a condurre ricerche nel campo delle stelle calde presso la Johns Hopkins University di Baltimora negli Stati Uniti d’America.
• 2002: si reca a La Silla (Cile), sede di uno dei più grossi osservatori astronomici da terra, per condurre osservazioni sulla composizione chimica di oggetti stellari di particolare interesse astrofisico
• Dal 2002 ad oggi: svolge un’intensa attività di studio su oggetti stellari di varia natura, dalle stelle chimicamente peculiari alle stelle pulsanti. Per questo scopo utilizza, recandosi in loco, varie strutture di ricerca, quali: il "Telescopio Nazionale Galileo" installato presso l'isola di La Palma (Canarie), i telescopi dell'ESO (Cile), si sposta in varie università e centri di ricerca europei, ultima della serie l'Università di Aarhus (Danimarca) dove collabora con il gruppo europeo che gestisce i dati provenienti dal telescopio spaziale KEPLER.