silvia_mattei_tessL’incontro dell’ultima tavola rotonda (18 febbraio 2013) è stato quanto di più bello ed emozionante ci potesse essere in una giornata colma di impegni e occhiate frenetiche all’orologio, perché si è dato tanto senza voler chiedere nulla in cambio e questo, a mio avviso, è un qualcosa che spesso è facile dimenticare.

Ci improvvisiamo tutti giudici di una qualche realtà inesistente e spesso perdiamo di vista i veri valori che, anche se fanno male, anche se a volte si paga a caro prezzo un proprio pensiero o opinione, sostenere quei valori non è mai del tutto inutile.

Si è parlato tanto di noi giovani, rondini dai nidi troppo vuoti che migrano altrove per guadagnarsi un bel posto al sole durante le gelate invernali; si è parlato tanto dell’impegno sociale, di uomini e di donne che ritagliano un lembo della loro giornata per aiutare gli altri, coloro che di lembi e stracci probabilmente ne avranno ben pochi e per di più consunti; si è parlato di ricerca, di bussole immaginarie per trovare la retta via, non di quelle illuminate da una fila di pali della luce, ma di quelle dei cunicoli e dei viottoli che spesso siamo costretti ad attraversare a passo affrettato per raggiungere il centro della nostra città interiore.

Il tema trattato consisteva proprio sul rapporto tra città e uomo in tutte le sue sfaccettature e in tutte le sue età.

TavRot_3_2013_1In fin dei conti cosa siamo noi se non delle città ambulanti? L’impegno attraverso il volontariato, la ricerca incessante di risposte e il desiderio di coronare i nostri sogni di gloria costituiscono le fondamenta del nostro impianto urbanistico interiore.

In generale posso dire che nell’ultimo incontro si è parlato tanto perché è proprio il parlare la molla che ha permesso di intrecciare più vite diverse, più “città” diverse in un unico grande ente ed è proprio il dialogo e il confronto con gli altri che ci spinge a riflettere e, in seguito alla riflessione, a collocarci, a recintare un piccolo pezzo di realtà sociale e l’Unitre è proprio una piccola oasi naturale nel deserto della grande società attuale.

Silvia Mattei